Attilio Lombardo Juventus 1995Getty

Attilio Lombardo, il 'Braccio di Ferro' del calcio che volava sulla fascia

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Le sue cavalcate sulla fascia destra mandavano in visibilio i tifosi, spesso increduli di fronte a tanto strapotere fisico, e nel vedere che, nonostante lo sforzo atletico prodotto, il calciatore in questione riusciva a mantenere la lucidità necessaria per finalizzare l'azione con un cross o un goal.

Attilio Lombardo era un giocatore muscolare e straripante dal punto di vista atletico, letteralmente immarcabile nelle giornate di grazia, per alcuni l'ultima grande ala espressa dal calcio italiano. Nato a Santa Maria La Fossa, in provincia di Caserta, il 6 gennaio del 1966, ma cresce a Zelo Buon Persico, in provincia di Milano, dove si trasferiscono i genitori.

Da giovanissimo eccelle nella corsa campestre, ma a 10 anni entra a far parte della squadra dell'Oratorio di Zelo Buon Persico, con cui, da adolescente, arriva a giocare fino alla Prima Categoria. Bruschi, un osservatore del Pergocrema, lo nota e lo porta nella società lombarda, con cui, a 18 anni, fa il suo esordio in Serie C2.

Abbandonati gli studi, gioca a calcio e contemporaneamente lavora, inizialmente come meccanico, poi come barista. Nell'anno del debutto fra i professionisti, disputa 7 partite e segna 2 goal, ma già il 2° anno si capisce che il ragazzo ha la stoffa per sfondare. Mette insieme 31 presenze e 7 reti, giocando da seconda punta, e arrivano i primi club prestigiosi che si interessano a lui.

Il primo a muoversi concretamente è il Pescara, che acquista il suo cartellino in comproprietà. Dopo poco tempo, tuttavia, entra prepotentemente di scena la Cremonese, che ne acquista il cartellino per intero e decide di scommettere su di lui, portandolo in Serie B nel 1984/85.

Gli inizi in grigiorosso non sono semplici. Il giocatore campano parte come riserva, e deve anche svolgere a Bologna il servizio militare. Ma l'infortunio di Viganò, porta Emiliano Mondonico, il tecnico dei lombardi, a puntare sul giovane Lombardo e a lanciarlo nel ruolo di ala destra.

Partendo defilato in fascia, Attilio può sprigionare le sue doti atletiche e spaccare in due le partite. Il suo rendimento sale verticalmente e i lombardi crescono come squadra, fino a conseguire nel 1988/89, con Bruno Mazzia in panchina, la promozione in Serie A nello spareggio di Pescara contro la Reggina.

I grigiorossi si impongono 3-4 ai rigori e il penalty decisivo lo trasforma proprio Lombardo, che prima di trasferirsi a Genova, sponda Sampdoria, vive con i compagni la festa per il ritorno nel massimo campionato dei lombardi.

L'avventura con la Cremonese si chiude con 168 presenze e 22 goal. Il presidente dei blucerchiati, Paolo Mantovani, versa 4 miliardi di Lire per assicurarsi la promettente ala, che, a dispetto della giovane età (ha solo 23 anni), ha già iniziato a perdere i capelli dall'età di 19 anni e questo gli conferisce un aspetto più maturo.

Sampdoria 1991Getty Images

Quando arriva a Genova il suo soprannome è 'Bombetta', ma presto i suoi nuovi tifosi, che delizierà con le straripanti discese sulla fascia, i cross per le punte e i suoi goal, lo ribattezzeranno 'Popeye',  per la somiglianza con l'eroe dei fumetti, Braccio di Ferro.

"Fra tutti i soprannomi che ho avuto - ha dichiarato Lombardo, che per scherzo posò anche nelle vesti del personaggio cui era stato accostato, in un'intervista del 2013 al 'Secolo XIX' - quello cui sono più affezionato è quello datomi dai tifosi della Sampdoria. Mi sento sempre lo stesso 'Braccio di Ferro' blucerchiato".

Gli anni all'ombra della Lanterna sono ricchi di soddisfazioni per Lombardo, che sotto la guida di Vujadin Boskov, e accanto a campioni come Vialli, Mancini, Pagliuca, Vierchowod, vive i trionfi dell'epoca d'oro della formazione blucerchiata. Nel 1989/90 colleziona 39 presenze e 7 reti, queste ultime tutte in campionato, ed è uno dei grandi protagonisti della finale di Coppa delle Coppe contro l'Anderlecht.

A Göteborg, entrato nella ripresa al posto di Invernizzi, Lombardo assieme all'altro sostituto, Salsano, cambia il volto della sfida e i genovesi si aggiudicano il trofeo ai supplementari con una doppietta di Vialli. Negli anni successivi vince anche lo storico Scudetto del 1990/91, la Supercoppa italiana del 1991 e la Coppa Italia 1993/94, che conquista da protagonista, laureandosi capocannoniere di quell'edizione con 5 goal complessivi.

La delusione più grande, come per altri componenti del gruppo storico dei blucerchiati, è la finale di Champions League persa nel 1992 a Wembley contro il Barcellona, ma a differenza di altri compagni, Lombardo avrà il modo di rifarsi. Il 22 dicembre del 1990, intanto, debutta con l'Italia di Vicini nella partita contro Cipro, valida per le Qualificazioni agli Europei, e bagna con un goal il suo esordio. La sua avventura in Nazionale è però poco fortunata, e si chiude nel 1997, senza mai aver disputato la fase finale di un grande torneo, con 18 presenze e 3 reti.

Quando la grande squadra blucerchiata si sfalda, Lombardo nell'estate 1995 passa alla Juventus, che lo paga 10 miliardi e mezzo di Lire. In bianconero 'Popeye' sembra destinato a consacrarsi ad alti livelli, ma la sfortuna inciderà non poco sulla sua esperienza e sul proseguo della sua carriera. Dopo aver fatto intravedere grandi cose nelle prime amichevoli stagionali, il 1° agosto 1995, allo Stadio Manuzzi di Cesena, sempre in amichevole, contro il Borussia Dortmund, in un drammatico scontro di gioco con Reinhardt dopo 20 minuti, si frattura tibia e perone.

Tornerà in campo soltanto il 23 dicembre, con l'infortunio che aveva complicato i piani della Vecchia Signora, che aveva puntato su di lui, e ne condizionerà inevitabilmente il proseguo della carriera. Di fatto da lì in avanti sarà un altro giocatore, meno esplosivo e devastante sul piano atletico, ma sempre molto utile ai suoi allenatori dal punto di vista dell'intelligenza tattica e della bravura degli inserimenti. In due stagioni a Torino totalizza 51 presenze e 4 goal, fra cui quello decisivo nel Derby d'Italia contro l'Inter (2-1 per Madama) realizzato il 21 aprile 1996, ma soprattutto vince praticamente tutto. 

Al suo palmarès aggiunge una seconda Supercoppa italiana, un secondo Scudetto e, soprattutto, la Champions League 1995/96 vinta superando ai rigori l'Ajax nella finale di Roma, la Supercoppa europea 1996/97, che lo vede a segno nella sfida di andata con il PSG, e la Coppa Intercontinentale del 1996, che i bianconeri si aggiudicano sconfiggendo il River Plate con una rete di Del Piero.

Attilio Lombardo Crystal PalaceGetty

Dopo aver vinto praticamente tutto, Lombardo saluta la Juventus nel 1997, quando sulle orme di altri italiani, come Gianluca Vialli, Gianfranco Zola e Paolo Di Canio, tenta l'avventura nel calcio inglese e viene acquistato dal Crystal Palace, che versano 5 miliardi e 900 milioni di Lire nelle casse bianconere. L'ala firma un contratto triennale da un miliardo e mezzo di Lire a stagione.

L'esperienza con i londinesi è inizialmente esaltante: l'ex blucerchiato debutta infatti in Premier League con un goal contro l'Everton, ma, nonostante le sue belle prestazioni, la squadra di dimostra piuttosto fragile e scivola presto nei bassifondi della classifica. Nel marzo del 1998, dopo 7 sconfitte consecutive riportate dalla squadra, il tecnico Steve Coppell si fa da parte e passa al ruolo di Direttore tecnico, suggerendo alla società, per il ruolo di allenatore, proprio il nome di Lombardo.

'Popeye', che i tifosi degli Eagles hanno ribattezzato 'Bald Eagle', ovvero 'Aquila calva', accetta il ruolo di player-manager e il 13 marzo diventa ufficialmente l'allenatore più giovane ad aver guidato una squadra di Premier League, con 32 anni, 2 mesi e 8 giorni. In 7 gare vince 2 partite, che non bastano tuttavia a raddrizzare una situazione dei londinesi già gravemente compromessa. 

Attilio LombardoGetty Images

Il 29 aprile Lombardo conclude la sua prima esperienza ad interim da allenatore. Il Crystal Palace retrocede in Championship, mentre il giocatore resta a Londra fino a gennaio 1999 ma a gennaio riceve l'offerta che gli allunga la carriera: la Lazio del suo vecchio allenatore Sven Goran Eriksson, infatti, per un miliardo di Lire lo riporta in Italia. Con i biancocelesti Lombardo aggiunge al suo palmarés un'altra Coppa delle Coppe, una nuova Coppa Italia, il suo terzo Scudetto e la Supercoppa Europea del 1999.

In due anni e mezzo a Roma totalizza 64 presenze complessive e 5 goal. Nel gennaio 2001 firma un accordo di un anno e mezzo con la Sampdoria, che, guidata da Gigi Cagni, milita in Serie B. Ma nell'aprile del 2002, quando ha già compiuto 36 anni, decide di dire basta con il calcio giocato.

Smessi i pagni del calciatore, dopo l'esperienza con il Crystal Palace, decide di ritentare la carriera di allenatore. Inizialmente lavora con le formazioni del Settore giovanile della Sampdoria, poi passa a guidare gli svizzeri del Chiasso e, dopo un breve interregno da osservatore blucerchiato, guida anche Castlnuovo, Legnano e Spezia. Dal luglio 2010 entra a far parte dello staff del suo amico Roberto Mancini, che segue al Manchester City e nell'esperienza successiva con il Galatasaray. 

Fa quindi esperienze come vice di Roberto Di Matteo allo Schalke 04 e Sinisa MIhajlovic a Torino, prima di entrare a far parte dello staff della Nazionale azzurra nel marzo 2019, quale assistente del Ct. Roberto Mancini, seguito poi in Arabia Saudita.

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