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Morte di Vialli, la disperazione di Attilio Lombardo: “Porterò sempre con me i suoi abbracci”

“Gianluca era un uomo straordinario, era sempre avanti a tutti, vedeva oltre. Era una persona colta e illuminante. E' stato illuminante anche nella malattia, ha dato esempio”

Paolo Mori
2 minuti di lettura

Attilio Lombardo, Gianluca Vialli e Toninho Cerezo

 

Un faro. Una luce. Questo era Gianluca Vialli per Attilio Lombardo compagno nella Sampd'oro di Paolo Mantovani che sotto la guida tecnica di Boskov vinse lo scudetto nel 1991. Una luce in campo e fuori. Lombardo che corre sulla fascia destra del campo, Mancini e Vialli che inventano calcio e successi.

"Anni straordinari, indimenticabili", quelli, che ora con la voce rotta dalla commozione Lombardo ricorda tratteggiando il profilo di un uomo campione più che un calciatore top. La memoria di Lombardo è intrisa di ricordi blucerchiati, di aneddotti da spogliatoio, di scene di amicizia. Ricorda, Lombardo, due momenti particolari della sua avventura sampdoriana: un gesto e un episodio che forse meglio ogni altra cosa fanno capire cosa era quella squadra che fece l'impresa di vincere il Tricolore nel 1991. "Hanno segnato la mia vita e porterò sempre con me gli abbracci di Gianluca, quelli in campo, e quelli privati. Erano spontanei e trasmettevano un senso di fraternità".

L'episodio invece avviene l'11 novembre del 1990, durante Sampdoria-Pisa, ottava di campionato. Finirà 4-2. In una azione di gioco c'è tutta l'anima di quella Sampdoria che in un gesto mette in mostra amicizia e fraternità. "Vialli tornava a giocare dopo la frattura del metatorso, infortunio che lo aveva tenuto fuori due mesi. Vincevamo 2-0 e Mancini aveva segnato. Intorno al quarto d'ora della ripresa Roberto fa uno dei suoi show, dribbla tutti, potrebbe segnare, ma passa la palla a Gianluca offrendogli la possibilità di segnare il suo primo gol. Questa era la Sampdoria". E la Sampdoria era rimasta nella testa di Vialli. Aveva un sogno, quello di diventare dirigente della Sampdoria. "Coltivava la speranza di poter fare il presidente di questo club. Tre anni, imprenditori americani che si erano interessati al club lo avevano contattato per fargli fare il presidente", ricorda Lombardo. Tra loro amicizia vera, plasmata nella Sampdoria, coltivata nel tempo, colorata di azzurro grazie all'idea del ct Roberto Mancini, di averli entrambi al suo fianco in Nazionale, come a ricomporre una parte di quella Sampdoria.

"Gianluca era sempre disponibile, era un uomo forte. Perdo un fratello in un giorno particolare, quello del mio 57°. E' un compleanno tristissimo", dice Lombardo, 'Attila' per quelli della Sampdoria e gli amici. L'ultima volta i due si sono sentiti il 28 dicembre, "poi ha smesso anche di rispondere ai messaggi", ma nei giorni del ricovero in clinica a Londra, durante una visita di Mancini, Vialli ebbe un pensiero per lui: "disse a Roberto: chiamiamo Attila".

Luca Vialli e Attilio Lombardo

 

"Gianluca era un uomo straordinario era sempre avanti a tutti, vedeva oltre. Era una persona colta e illuminante. E' stato illuminante anche nella malattia, ha dato esempio. Ha dato speranza ai malati, ha fatto vedere che si può lottare contro il male. In questo caso non c'entrava la stoffa del campione. Ha vestito i panni dell'uomo tenace e coraggioso". 

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